domenica 13 giugno 2010

Copia-incolla della lezione num. 7 (scusate ma vado di fretta!)

Arrivo da una giornata passata in buona parte al lavoro, 10 ore circa.
D'altra parte, se lavori in una redazione sportiva in tempo di Campionati del Mondo di calcio, non ti devi aspettare niente di diverso. E infatti io non mi sto lamentando, mi sono anche divertita oggi, però ritorno al punto di partenza: arrivo da una giornata passata in buona parte al lavoro. Cosa significa? Significa che dovendo postare la settima lezione, alla quale tra l'altro non ho assistito per cause di forza maggiore (sono tornata a casa dopo 2 mesi di Parma Parma Parma!), mi sono limitata a gironzolare nei vostri blog per trovare un riassunto di quanto è stato detto quel lontano venerdì (il 28 maggio) in classe.
E cos'ho trovato? Ho trovato questa bella sintesi di Andrea, che naturalmente ringrazio. E siccome qui il tempo stringe, mi limiterò a un triste copia-incolla (che tuttavia tra i giornalisti va così di moda..):

Lezione 7
La comunicazione politica fa da spartiacque tra comunicazione istituzionale e comunicazione di prodotto. È un campo in continua evoluzione. Cos’è la comunicazione politica? Si può rispondere in molti modi. La ricerca di un risultato che è il consenso. Significa rappresentante della polis. La comunicazione politica ha bisogno di intermediari, a differenza di quella di prodotto, che è prettamente di marketing. Per comunicazione politica si intende un ragionamento, un coinvolgimento che, rispetto al marketing di politica, non è strettamente connesso alla parola. Il marketing può appassionare perché presenta una forte componente emozionale.
La comunicazione politica si può fare in molti modi rifuggendo dalle tecniche dello slogan a effetto. I canoni comunicativi della politica sono uguali per tutti gli schieramenti, cioè le regole di base sono uguali per tutti. Il mondo del giornalismo dipende dalla politica, ma è anche vero il contrario, cioè che la politica dipende dal giornalismo.
Obama è un discreto comunicatore, anche se abbastanza ripetitivo. Ciò che c’interessa è, però, il sistema di comunicazione che lo circonda. Questo sistema non l’ha avuto solo Obama, bensì tutti i suoi predecessori, da George W. Bush a Clinton, da George Bush senior fino a Kennedy. Uno dei primi grandi comunicatori fu Charles De Gaulle, generale che prese parte a entrambe le guerre mondiali, poi politico, divenne presidente della quinta Repubblica francese. I militari sanno fare comunicazione in maniera perfetta. Ogni forza armata ha i suoi addetti stampa, o più in generale posseggono tutti un grande assetto comunicativo. La competenza comunicativa è comunque una competenza già propria degli antichi greci, dei filosofi, dei matematici. Anche la comunicazione vaticana, per usare un gioco di parole, è divina.
Per avere consenso, essere eletti, bisogna essere leader, e per essere leader bisogna essere innovativi. Bisogna, quindi, avere un’organizzazione. In America, in particolare negli Stati Uniti, tale organizzazione è molto complessa, ma allo stesso tempo molto lineare, che ha avuto grande stabilità nel tempo, è un vero modello. Obama, nonostante possa sembrare strano, non è stato il primo a vincere grazie alla comunicazione di Internet. Prima di lui le ha vinte Bush, che a tutti gli effetti è “più pioniere di Obama” per ciò che concerne la comunicazione in internet. Più che il leader conta l’assetto organizzativo, tant’è che nonostante i cambi di gabinetto questi professionisti della comunicazione restano al loro posto anche dopo i nuovi insediamenti.
Chi sono questi professionisti della comunicazione?
· Consiglieri
· Comunicatori
· Attivisti
· Analisti
· Tecnici informatici/spie
Per vincere, in un duello elettorale, è necessario demolire l’avversario, e per far ciò è necessario studiare quest’ultimo, avere informazioni, viaggiare all’interno dei documenti. Per far ciò Internet non è per niente male. Attaccare l’avversario significa non rispettare mai le regole della comunicazione, essere feroce, ma mai trasgredire la legge.
DRUDGEREPORT: fu il blog che per primo tirò fuori la notizia del flirt tra Clinton e Monica Lewinsky, ma ciò avvenne sulla base di prove. Si può essere fuori dagli schemi, ma solo se si è documentati. Obama ha utilizzato al meglio la sua squadra, ha assunto l’ex general manager di Google ad esempio. Con lui lavorano 160 persone e si occupano solo della comunicazione del presidente. Ci sono, poi, una decina di web voice. Gli elementi della rete permettono di sbagliare il meno possibile le strategie politiche. La bravura di Obama è stata di puntare sulla comunicazione anche dopo l’elezione, puntando soprattutto sul coinvolgimento sia prima che dopo l’elezione appunto.
L’Italia rappresenta l’opposto degli USA, per mancanza di cultura, ma soprattutto per mancanza di figure professionali, non ci sono analisti, WEB voice, Surfer. Non bastano solo gli informatici, non bastano solo delle teste logiche, statistiche, ma bisogna avere qualcosa in più, quel qualcosa in più che danno i comunicatori, gli analisti. L’Italia non è matura tecnologicamente.
Sarkozy ha usato benissimo le tecnologie per vincere, ma non le ha usate per il seguito. In Gran Bretagna, invece, ha vinto David Cameron. È abbastanza normale che il potere faccia scendere il consenso, e porta spesso ad un’alternanza di rappresentanze. Dopo Blair e i laburisti, e le sue discutibili scelte di entrare in guerra, con tutte le conseguenze che ciò comporta, non ultimo i problemi economici, hanno vinto i conservatori, anche perché Brown non creava empatia, non suscitava emozione tra gli elettori. Seppure hanno vinto i conservatori, in realtà non hanno vinto, in quanto un abile gioco comunicativo di Clegg. Il primo ministro, durante la campagna elettorale ha ecceduto nelle presenze televisive. Clegg, del piccolo partito dei liberali, ha in un certo senso emulato l’avversario, facendo le stesse cose, gli stava addosso, e mentre Cameron iniziava a stufare la gente, Clegg, al contrario, riceveva consenso, facendo un rush finale perfetto, riuscendo a spostare molti voti, utili a farlo diventare vice-premier, non consentendo a Cameroon di avere la maggioranza assoluta.
In Italia si idealizza molto la linea statunitense, soprattutto nel centro-sinistra. Nel nostro paese, la comunicazione politica è necessariamente vincente solo se coltivata, come nel caso di Obama, e non come Sarkozy. La comunicazione del centro-destra è migliore perché più codificabile. Utilizzare parole chiavi, codici, appropriarsi di alcuni termini ti porta praticamente a vincere. Il messaggio chiaro vince. Al contrario di quanto credono in molti, nella sinistra in primis, c’è sempre meno spazio per la politica, per cui è fondamentale che il messaggio sia penetrante, chiaro. La ripetizione dei messaggi deve essere sempre un crescendo. In Italia, come si diceva, mancano soprattutto le figure professionali che sappiano fare i comunicatori.
Portavoce: la Casabianca ha una dozzina di portavoce. Portano in modo assolutamente referenziale il pensiero del leader, di una persona, di un’azienda, ha una delega. Può essere considerato un elemento di filtro, che permette di avvicinarsi alla questione, ma non di considerarla al 100%.
PDL: il portavoce è Capezzone
IDV: quasi sempre parla DiPietro
UDC: quasi sempre Casini
PD: parlano praticamente tutti
Chi comunica meglio, in Italia, è la Lega, perché in molti parlano per conto di Bossi, che per ovvi motivi è impossibilitato a comunicare.
Spindoctor: consiglieri strategici che osservano la strategia, analizzano i commenti, cercano di capire dove intervenire, fanno delle immagini della comunicazione il centro delle loro attività. È un mestiere dove la comunicazione è centralissima
Staff di comunicazione: formato da ex giornalisti che fanno, ora, parte degli uffici stampa. Mantengono i rapporti con i mezzi di comunicazione.
Tutto ciò che è tradizionale può saltare con le nuove tecnologie. Se ho un sito non ho bisogno di mediazione, ma sono io che parlo direttamente con il cittadino, e questo può parlare con me.

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